Così si descrive Saba: "Senza intendermi affatto, e nella città più refrattaria a questo genere di affari, sono riuscito a mettere su un'azienda. Proprio dal nulla. Sono più fiero di questo che del Canzoniere, il Canzoniere fu un dono della natura, la Libreria è nata dal mio sforzo (...) devo riconoscere che nel mio negozio, e fra mille cure e tormenti, sono pure nate le mie poesie più belle".
Un interessante articolo apparso sull'ultimo numero della rivista La Biblioteca di Via Senato ne ricostruisce le alterne vicende: si tratta di uno scritto di Massimo Gatta (che riportiamo qui di seguito, su concessione dell'editore), ricco di informazioni, foto e soprattutto di una documentatissima bibliografia.
![](https://2.bp.blogspot.com/-dAiiba7zbBA/Weop6I1rYGI/AAAAAAAAC6U/Aj_RG0KO5Mg1fPjyOGOSho4SHCVO-LmZACLcBGAs/s320/saba-01.jpg)
![](https://4.bp.blogspot.com/-lRQLgcO1VGM/Weop31rcH6I/AAAAAAAAC6Q/UUbjSJ0mRBgR6mZHrRhGgESQTentqrmeACEwYBhgL/s200/saba-02.jpg)
Successivamente entrò nella società -con interessante apporto di capitale destinato all'approvigionamento del magazzino- Alberto Stock, appartenente alla nota famiglia proprietaria della celebre distilleria Stock. Le leggi razziali del '38 costrinsero Saba a cedere temporaneamente la libreria, per riprenderne la guida nel dopoguerra.
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