MARIA PANZUTO: "Sottile la luna risplende"

Esposizione di collages 
e olii su carta. 
Dal 3 al 16 novembre, presso lo spazio espositivo della Libreria Minerva.

 Archeologia privata era il titolo che  accompagnava, circa tre anni or  sono, la prima mostra personale di Maria Panzuto. I lavori su carta  esposti in quell’occasione  presentavano, tra le loro caratteristiche, un intreccio singolare con alcuni significativi fatti culturali del Novecento. Sul piano  concettuale, essi sembravano ispirati da quella poetica del frammento che rappresenta una delle esperienze più importanti della letteratura italiana del secolo scorso; su quello esecutivo, rileggevano in termini originali le tecniche del collage e del découpage, che, manifestatesi sulla scena dell’arte al tempo delle prime Avanguardie, avrebbero poi avuto in Henri Matisse il loro interprete più sensibile e raffinato.
Nonostante le novità espressive introdotte recentemente dall’artista nel proprio ricercare, in cui ora trovano risalto i valori spaziali e  ‘atmosferici’ del colore, le sue opere non hanno cessato di aderire idealmente a quella originaria titolazione, continuando a costituire - almeno secondo il nostro punto di vista - altrettante archeologie private. Se ciò è avvenuto, è in parte perché nelle suggestioni
dell’archeologia, e nel territorio privato del corpo, tali opere trovano anche oggi i loro principali
riferimenti iconografici. Ma anche perché Maria Panzuto appare sempre più propensa a legare la sfera extrapersonale dell’inconscio collettivo, alla cui scoperta e riemersione contribuisce in modo decisivo l’archeologia, a quella della propria identità, allo scopo di investigare e ricomporre la propria storia
personale.Assieme alla pittura, il disegno e il ritaglio cartaceo sono gli strumenti chiamati a dare immagine a queste
intenzioni poetiche, con le quali  presentano inoltre alcune corrispondenze di ordine metaforico.
Attraverso il disegno, affiorano sulle superfici dell’artista diverse allusioni iconiche alla cultura magnogreca, a cui si associano  rappresentazioni trasfigurate del corpo umano e intrecci grafici di sapore informale. Ma il disegno può anche solcare e quindi erodere  una campitura pittorica già esistente, oppure venire coperto da stesure che ne attenuano o ne impediscono la percettibilità: un procedimento che
sembra voler richiamare l’affondare progressivo di ogni cosa, di ogni segno, negli strati del tempo e della Storia. Alcune delle composizioni così ottenute vengono in seguito sottoposte a un intervento che ne infrange l’unità. Con un’attenta opera di ‘dissezione’, Panzuto le scompone in numerosi brani dal profilo irregolare, ognuno contenente un’immagine a cui la frammentarietà regala un’illimitata ampiezza evocativa. Questi reperti iconici, recuperati dall’artista nel corpo della propria stessa opera, costituiscono il materiale di base per un sofisticato gioco combinatorio, in cui lacerti di immagini figurative si accostano o sovrappongono ad altre di tipo astratto o di origine gestuale. Scaturiscono da questo processo degli affascinanti collage, destinati ad essere ospitati da un semplice foglio di carta o da  un’intera parete: una soluzione che Maria Panzuto sperimenta per la prima volta in questa sua mostra personale alla Libreria Minerva.




Nicola Galvan