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LA VENEZIA DI MORTIER

 

Presentiamo una delle più suggestive e affascinanti  piante prospettiche della città di Venezia: quella realizzata  da Julius Milhauser prima del 1680 e pubblicata nel "Nouveau theatre d'Italie"  da Pierre Mortier  

Si tratta di "una copia della pianta del Jansson  molto fedele e incisa da mano esperta. Differenze si notano nella decorazione araldica: lo stemma con il Leone visto di fronte ed il Corno Ducale sono eliminati, sulla sinistra invece appare il Leone non inscritto in cartiglio. La novità più interessante è la tardiva aggiunta, pur appena accennata, dell'imbonimento che aveva permesso la costruzione delle  Fondamente Nuove nel 1589. 

Sta in: Joan  Bleau, Nouveau theatre d'Italie. Amsterdam, P. Mortier, 1704.  Originalmente Joan Blaeu aveva concepito la sua ambiziosa opera in 5 parti; per malasorte la morte lo colse quando ne era riuscito a pubblicare soltanto due ( Theatrum Civitatum, Amsterdam 1663, 2 voll. in folio, ristampati poi dagli eredi nel 1676). Più tardi Pierre Mortierre venne in possesso delle lastre pubblicate e di altre già pronte  ma rimaste inedite; in questa edizione ed in tutte le successive è presente la pianta di Venezia, la quale essendo morto il Milhauser nel 1680, doveva essere stata eseguita ancora sotto la personale direzione del Blaeu. " (da G. Cassini, Piante e Vedute, Venezia 1971)

BRUSTOLON: UN INCISORE "IN FESTA"


LA SAGRA NOTTURNA DI SANTA MARTA
IL DOGE IN POZZETTO IN PIAZZA SAN MARCO
Originario del bellunese, Giambattista Brustolon nacque a Venezia nel 1712. Secondo Moschini (ed. 1924) «Giambattista Brustolon e Crescenzio Ricci si educarono alla scuola del Wagner, dove strinsero tale amicizia, cui non poté disciogliere che la morte.Nel 1763, presso l'editore Ludovico Furlanetto, uscì il primo tomo di dodici vedute veneziane derivate da dipinti del Canaletto per il tramite della traduzione incisoria fatta dal Visentini, che fu ripresa dal Brustolon in formato leggermente ingrandito. Detta serie, intitolata Prospectuum Aedium, Viarumque insigniorum Urbis Venetiarum[...]dedicata al doge Marco Foscarini, fu completata con l'aggiunta di altre tavole derivate dal Marieschi, dal Moretti ed ancora dal Canaletto, fino a raggiungere il numero di ventidue, oltre al frontespizio disegnato dal Visentini. Il 6 agosto 1766 Furlanetto otteneva il privilegio ventennale per la più spettacolare serie di incisioni del Brustolon, illustrante le solenni cerimonie della Serenissima.

È da notare che Furlanetto aveva inizialmente affidato all'artista il compito di incidere solo otto tavole raffiguranti le funzioni che si svolgevano a Venezia alla presenza del doge. Il successo della sottoscrizione per quelle prime otto stampe, iniziata nel mese di marzo del 1766, fu tale da indurre Furlanetto a richiedere nel successivo mese di maggio il privilegio privativo per altri quattro rami.
PARTENZA DEL DOGE SUL BUCINTORO
 Venne portata così a dodici stampe la serie, comunemente chiamata Feste Ducali, derivata da grandi disegni acquerellati del Canaletto elaborati con sapiente articolazione chiaroscurale e con abilissima impostazione scenografica. L'edizione definitiva del Prospectum conterra 22 tavole complessive.Pignatti (1968) notò che Brustolon «seppe rendere spesso la trasparenza dei cieli del Canaletto, e la luminosa brillantezza delle architetture. Fece uso notevole del bulino e di ripetute morsure, spesso avvicinandosi ad effetti di acquatinta, tipici d'altronde delle tecniche più evolute nella incisione veneta sulla fine del secolo. (Testo tratto da  DA CARLEVARIS AL TIEPOLO. INCISORI VENETI DEL SETTECENTO di D. Succi, 1983)


LA VENEZIA DI LUDOVICO UGHI, OVVERO LA NASCITA DELLA PIANTA TOPOGRAFICA MODERNA

La storia della cartografia veneziana, seconda solo a Roma per ricchezza e varietà di produzione, si può (molto) sommariamente dividere in due fasi, ognuna delle quali copre un lasso di tempo di circa 200 anni: quella che dalla fine del '400 arriva sino alla seconda metà '600,  e quella che dalla fine del  del XVII secolo arriva sino alla metà dell'Ottocento. 

J. De Barbari, 1500
Al primo periodo appartengo le cosiddette vedute prospettiche piante prospettiche della Città e delle Lagune: dalla rarissima  veduta prosp. di Erhard Reuwik (1470), sino  alla   pianta prosp. di Jacopo de Barbari (1500), dalla pianta di Matteo Pagan (1559) al rame di Paolo Forlani (1566), solo per citare alcuni degli esempi più celebri di questa produzione.

IL CARNEVALE DI BERTELLI


 IL CARNEVALE ITALIANO MASCHERATO ove si veggono in Figura Varie Inventione di Capritii: è il primo repertorio iconografico esclusivamente dedicato al tema del carnevale veneziano.  Si tratta di una serie di trenta incisioni pubblicate nel  1642 da Francesco Bertelli, tipografo editore ed incisore padovano. La raccolta completa è quasi introvabile (un volume originale del British Museum ne riporta ventisei, mentre al Museo Correr di Venezia sono conservati 28 fogli sparsi).
Qui di seguito uno scritto di  Lina Padoan Urban. Buona lettura!

"Francesco Bertelli, figlio di quel Pietro cui si devono molte stampe e libri, attivo a Padova nella prima metà del secolo XVII fu incisore, editore e tipografo. Dedicò gran parte della sua attività a ritoccare le opere del padre, con varianti sostanziali, includendo nei suoi volumi anche stampe di altri incisori, come del resto aveva fatto il padre, e usufruendo anche di lastre di Giacomo Franco (...).
A lui si deve l'edizione de IL CARNEVALE ITALIANO MASCHERATO ove si veggono in Figura Varie Inventione di Capritii, Venezia 1642 (...), raccolta che si riferisce in realtà alle maschere proprie del Carnevale veneziano o a quelle che erano solite parteciparvi. Per la stampa si avvalse anche di dodici lastre del padre Pietro relative al Carnevale, traendole dal Diversarum nationum habitus, Padova 1591 (...).
 Francesco Bertelli si ricollega, operando da una particolare angolatura, a quei tradizionali e fortunati libri di costumi che trovarono, per parlare del solo Veneto, a Padova e Venezia un fertile terreno: dall' Omnium fere gentium nostrae aetatis habitus di Ferdinando Bertelli, Venezia 1563, agli Habiti antichi e moderni di Cesare Vecellio, Venezia 1590, al Diversarum nationum habitus...agli Habiti d'uomini et donne venetianae di Giacomo Franco, Venezia 1610.
Ventun incisioni di Francesco Bertelli relative al Carnevale furono inserite in alcune delle tante edizioni del celebre repertorio secentesco di viaggi , Itinerario overo nova descrittione di viaggi principali in Italia, Padova, Cadorini, 1654 del senatore Francesco Scoto (...).
Una tiratura del Carnevale italiano, peraltro non completa porta scritte diverse dall'edizione del 1642; sono più semplici e non in versi."
( Il Carnevale Veneziano nelle maschere incise da Francesco Bertelli , Il Polifilo, 1986).


LA GRANDE PIANTA DI PADOVA

E' la più nota, forse la più importante, sicuramente la più grande carta della Città: la PIANTA DI PADOVA di Giovanni Volpato del 1784.

Il disegno della Pianta fu commissionato al Valle intorno al 1779 dal cavalier Girolamo Zulian, ambasciatore della Serenissima di Roma e fu eseguito "secondo rigidi criteri di misurazionie geometrica sulla scorta di una rete trigonometrica appositamente stesa" 1
 Per portare a compimento il suo lavoro il Valle impiegò oltre 2 anni e percorse in lungo e un largo tutta Padova, ottenendo -grazie alla speciale autorizzazione del Vescovo- il permesso di entrare anche nei conventi delle suore.