POLIMORFISMI

POLIMORFISMI di Marisa Molfese

dal 29 ottobre 2021

Libreria Minerva

L’artista è donna. L’idea che la sfera del femminile, intesa nei suoi valori metaforici, rappresenti una componente sostanziale alla natura stessa dell’opera d’arte, è implicata da tempo nel lavoro di alcuni esponenti della creatività contemporanea.

Con la sua attività scultorea, Marisa Molfese, in arte Giamo, traduce in termini peculiari questa stessa intuizione. A testimoniarlo sono innanzitutto i suoi scritti, nei quali il fenomeno della gestazione viene correlato al processo che conduce l’artista a plasmare una forma. Inoltre, molti dei suoi lavori più significativi, anche quando eccedono i confini della raffigurazione naturalistica, suscitano nell’osservatore immagini di grembi e nidi, oppure rielaborano in modo dichiarato il tema, affiorante nella scultura di ogni tempo, della Maternità.

Il corpo umano è certo il seme dal quale scaturisce il repertorio iconografico che Molfese ha sviluppato, che del corpo restituisce sovente una visione trasfigurata. Allo stesso tempo, rappresenta un varco per disseppellire qualcosa di più profondo e remoto, in cui l’artista riconosce  la sillaba prima della nostra vita: ovvero una sorta di magma primordiale nel quale si combinano, confondendosi l’uno nell’altra, il vuoto, l’energia, la materia.

Marmo, bronzo, ceramica, legno sono incaricati di donare di volta in volta una diversa voce alla stessa unità poetica, non di rado a una stessa configurazione, arrivando anche a spartirsene la struttura: è il caso del colloquio che il bronzo e il legno intrattengono nell’opera Solidarietà. Tale polifonia contraddistingue il lavoro dell’artista al pari del suo organico polimorfismo: sostantivo che offre il titolo per l’esposizione alla Libreria Minerva, e che va interpretato nelle sue diverse sfumature di significato. Ogni opera può infatti essere percepita quale variazione plastica condotta su di uno stesso nodo tematico, ma rivela simultaneamente la volontà di accogliere segni e concetti opposti tra loro, al fine di mostrarne la complementarietà. Le meditazioni plastiche di Molfese vedono infatti confrontarsi sul piano semantico le nozioni di carnalità e spiritualità, unione e dissidio, dialogo e incomunicabilità. L’artefice riesce a trasmettere questa cifra dialettica sia attraverso precise scelte iconografiche – si veda la coppia degli Amanti separati, le cui figure si danno le spalle fondendosi al contempo l’una nell’altra - sia con le modalità di lavorazione della forma scultorea. Ci riferiamo in particolare alle fenditure, ai fori e agli ideali svuotamenti che, interessando i volumi, fanno sì che nella solidità della materia penetri l’intangibilità del vuoto.

Contrassegnata da una rimarchevole ricchezza contenutistica, l’opera di Marisa Molfese trova immediatezza comunicativa nella sua efficace essenzialità formale e nell’intensa relazione instaurata con lo spazio in cui è inserita. Alla luce delle considerazioni che sin qui abbiamo proposto, la sua lettura non può che avvenire attraverso il convergere del pensiero e della sensazione.  

 (testo di  Nicola Galvan )


-Segnaliamo  volentieri uno scritto sulla mostra di Laura Nicolae, che ringraziamo per la recensione.


-Qui invece trovate il video di una performance/installazione realizzata dal musicista Nicola Lancerotti durante l'inaugurazione della mostra: un curioso e interessatissimo tentativo di abbinare arte e musica, partendo  dalle immagini delle sculture in mostra: